Perché gli adolescenti non riescono ad interrompere un gioco?

Ogni volta che un figlio deve “uscire” da un videogioco per studiare, mangiare… dormire, si ingaggia un braccio di ferro estenuante: perché è così difficile convincerli a smettere? Il motivo ha poco a che fare con una fantomatica dipendenza dalla tecnologia – un argomento ancora poco chiaro e spesso citato a sproposito. Piuttosto, è neurologico: come spiega un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, la corteccia prefrontale, ossia la parte del cervello deputata alla gestione degli impulsi e coinvolta nei processi decisionali, non è completamente sviluppata fino ai 25 anni.
Secondo Nora Volkow, direttrice del National Institute on Drug Abuse (Usa), il nostro cervello è programmato per cercare appagamento: potrebbe spingerci a cercare cibo per giorni, finché non lo troviamo e non riusciamo a saziarci. Essere costretti a interrompere un videogame prima di aver completato un livello è un po’ come vedersi sottrarre una fetta di torta dal piatto prima di essere arrivati a metà: la differenza è che la torta a un certo punto finisce, placando il nostro appetito. I videogame sono invece concepiti per offrire piccole ricompense intermittenti e non conclusive, che costringono a continuare. In alcuni casi, la fine non esiste; in altri c’è, ma potrebbero volerci giorni.
Studi scientifici dimostrano che i livelli di dopamina associati al gioco aumentano all’aumentare delle abilità del giocatore (anche se nessuno di questi studi è mai stato effettuato sui bambini). Tuttavia, se gli adulti possiedono in genere abilità di ragionamento tali da ignorare il surplus di dopamina e passare a un’altra attività, non necessariamente altrettanto appagante, per la corteccia prefrontale immatura di bambini e adolescenti questo è un compito troppo gravoso.
Insomma, «non c’è alcun motivo per cui un bambino decida di smettere di giocare, a meno che non ci sia un’altra esperienza più gratificante ad attenderlo», afferma Marc Palaus, neuroscienziato cognitivo che ha analizzato un centinaio di articoli scientifici sugli effetti comportamentali dei videogiochi.

fonte: focus.it