Il termine Hikikomori significa “stare in disparte” ed è stato coniato in Giappone, dove si sono individuati i primi ragazzi che si autorecludevano per sfuggire al confronto con il mondo reale. Sono spesso giovani e si nascondono dietro a una playstation o un computer: la condizione degli hikikomori non è circoscritta all’arcipelago asiatico ma è diffusa in tutto il mondo. I tratti principali che contraddistinguono un hikikomori sono tipici di un individuo che non esce mai di casa, ed è perciò caratterizzato da un “marcato isolamento sociale” che dura da alcuni mesi; conseguentemente, potrebbe soffire di ansia funzionale.
In Italia si stimano almeno 100 mila le persone, con età media intorno ai 20 anni, sono coinvolte da questa “patologia”. Questi ragazzi si chiudono in se stessi per sfuggire ad un mondo vissuto come ostile, ingiusto, troppo competitivo. Eppure sono spesso ragazzi estremamente intelligenti e hanno elevate competenze per eccellere, tanto che nei primi anni prendono ottimi voti a scuola; possono anche convincersi, spesso complice la famiglia, di una certa superiorità sugli altri e perciò esprimere pure un certo anticonformismo. Il punto è che sono ipersensibili e fragili sul piano delle relazioni e non riescono a instaurare legami soddisfacenti e ad affrontare le difficoltà del quotidiano.
A che età si manifesta solitamente? Molto diffusa in età adolescenziale.
Quali sono i segnali d’allarme che un genitore deve cogliere?
Potrebbe essere il malessere legato al rapporto con i coetanei e non solo, inoltre è possibile che nelle storie degli hikikomori ci sono spesso anche episodi di bullismo.
Per approfondire l’argomento puoi andare su hikikomoriitalia.it oppure effettuando una semplice ricerca su Google.